Ritorno a Ponte Stura

Ritorno a Ponte Stura, Fotografie di Roberto Romano, Einaudi, 2000

Copertina Ritorno a Ponte SturaIncipit

In seguito alle ricerche del mio fedele Antonio, dall'inesauribile deposito di cui è ricca la mia casa – quasi un antico castello, nel quale si sommano le epoche (conservo tutto) – sono emerse recentemente queste foto scattate da mio padre a Demonte al tempo della mia infanzia. Nuove e del tutto inattese, vengono pubblicate per la prima volta.

Questo libro vuol essere ancora, da parte mia, un tardivo – ma il tempo dopo la morte non conta – pensiero per mio padre.

Lalla Romano, da Ultimo ritorno.


Ritorno a Ponte Stura è il nuovo capitolo di quel racconto fotografico davvero eccezionale sulle proprie origini che Lalla Romano ha intrapreso da una quindicina di anni, mescolando antiche immagini, sottratte alla polvere dei solai e delle cantine, a un testo di commento e di guida di folgorante essenzialità. […]

La scrittura, sotto forma di brevi racconti che introducono alla lettura di un gruppo di immagini, si insinua tra le pieghe del sentimento, rovista nella memoria, recupera antiche suggestioni. [...].

In fondo nulla del passato è davvero passato se l’invenzione è affidata al tocco leggero di chi, dal muro d’ombra della dimenticanza, estrae le figure di un teatrino privato che, come in un fruscio di vecchie carte e di vecchi merletti, torna ad animarsi. E acquista forma e consistenza muovendosi agilmente seguito dall’occhio febbrile della scrittrice che sperimenta una barthesiana emozione dinanzi a immagini che sondano l’enigmatica ricerca di volti, di gesti, di parole scintillanti nella memoria del lettore.

Renato Minore
«Il Messaggero», 11 luglio 2000

 

Immagini come racconti. Storie famigliari fissate per sempre nelle lastre di vetro accumulate dal «dilettante fotografo» Roberto Romano, padre di Lalla, nel primo decennio del secolo. […] Sono tavole insieme affettuose e stilizzate, di un intenso lirismo nordico, che è poi il pathos che nasce da ogni ricerca vera. Ricordano certi versi di Lalla: «Inverno, lenta / stagione / La sola vera: / l’altre, fiorite, un sogno».

 Ernesto Ferrero
«La Stampa / Tuttolibri», 5 agosto 2000

 

Continua il racconto per immagini di Lalla Romano. […] Ipnotizzati da una leggerezza che fa pensare a uno stile ormai alle soglie di una sorta di zen letterario, sfogliamo queste pagine con un miscuglio di ammirazione e stupore: consapevoli di trovarci di fronte a un’inattesa reinvenzione dell’arte del narrare.

Mario Fortunato
«L’Espresso», 24 agosto 2000

 

Come in una sineddoche dove la parte sta per il tutto, nell’inventare un racconto su una singolare immagine o piuttosto, come accade in genere in questo caso, su una serie di foto tematicamente legate, la scrittrice fa intravedere l’orizzonte di un mondo intero. Fanciulli, interni borghesi, opere sociali d’inizio secolo… […]

Ma soprattutto c’è il senso del tempo che per Lalla Romano non ha niente della rievocazione meccanica legata al ricordo, è un evento piuttosto della memoria che riesce a liberare il passato nel «qui» e «ora» del presente. Tutto ritorna a vivere attraverso le sensazioni suscitate dall’elemento visivo: l’immagine che la scrittrice abbina alla temporalità non è quella lineare di una giustapposizione d’istanti che da ieri procede verso l’oggi, e non è nemmeno una visione circolare, è piuttosto una spirale, come richiama il simbolo dell’infinito, dove principio e termine s’intrecciano e si toccano, dove «l’ultimo può sempre diventare il primo». Il paragone va piuttosto alla frase musicale che inattesa, improvvisa, ma sempre riconoscibile, torna, si ripete, svanisce, si perde, e solo perdendosi può ricominciare, leit motiv dell’esistenza.

 Manuela Camponovo
«Giornale del popolo» [Lugano], 29 agosto 2000

 

Ritorno vuol dire memoria. La quale memoria è, insieme con l’immaginazione, una delle puissances trompeuses, secondo Pascal.

Per difendersi da questa potenza che ci inganna, o ci può ingannare, la Romano fa passare davanti agli occhi suoi prima e poi ai nostri, vecchie fotografie, scattate dal padre, Roberto Romano, 1870-1947, nei primi due decenni del Novecento, e ce le «spiega». È qui che vien fuori la sua bravura di lettrice di vecchie immagini.

Giovanni Orelli
«Azione» [Lugano], 11 ottobre